Il trucco nascosto nei vasetti senza zuccheri aggiunti che devi conoscere prima di fare la spesa

Quando percorriamo il corridoio delle conserve dolci al supermercato, ci imbattiamo sempre più spesso in vasetti che promettono bontà naturale e salute: scritte come “senza zuccheri aggiunti” o “100% frutta” campeggiano sulle etichette, attirando la nostra attenzione e facendoci credere di aver trovato l’alternativa perfetta per una colazione più sana. Ma dietro queste dichiarazioni si nasconde una realtà ben diversa, che merita di essere compresa a fondo per non cadere in trappole commerciali che possono vanificare i nostri sforzi di alimentazione consapevole.

Il gioco delle parole sulle etichette

La normativa europea consente ai produttori di utilizzare claim specifici quando non viene aggiunto saccarosio o altri dolcificanti durante la lavorazione. Secondo il Regolamento CE 1924/2006 sui claim nutrizionali, l’indicazione “senza zuccheri aggiunti” può essere usata solo se non sono stati aggiunti monosaccaridi, disaccaridi o altri alimenti utilizzati per le loro proprietà dolcificanti. Quando il prodotto contiene zuccheri naturalmente presenti, deve essere specificato in etichetta che “contiene naturalmente zuccheri”. Tecnicamente, quindi, l’affermazione è corretta dal punto di vista legale.

Il problema nasce quando questa dicitura viene interpretata dai consumatori come sinonimo di “prodotto a basso contenuto di zuccheri”, creando un’aspettativa completamente diversa dalla realtà nutrizionale del prodotto. Diversi studi di consumer science mostrano che i claim salutistici possono indurre a sottostimare il contenuto di zuccheri e calorie: i consumatori percepiscono questi prodotti come intrinsecamente più sani anche quando presentano gli stessi livelli di zuccheri totali dei prodotti tradizionali.

La frutta contiene naturalmente fruttosio, uno zucchero semplice che durante il processo di cottura e concentrazione raggiunge livelli elevatissimi. Un vasetto che dichiara di contenere “solo frutta” può tranquillamente superare il 50-60% di contenuto zuccherino totale, una percentuale che talvolta supera persino quella delle marmellate tradizionali con zucchero aggiunto. Le tabelle nutrizionali di molte confetture e composte “100% frutta” mostrano valori di zuccheri totali tra 45 e oltre 60 grammi per 100 grammi, comparabili o superiori a prodotti con zucchero aggiunto, proprio a causa della concentrazione degli zuccheri della frutta durante la cottura.

Il trucco dei succhi concentrati

Una pratica particolarmente diffusa consiste nell’utilizzo di succo d’uva concentrato, succo di mela concentrato o altri derivati della frutta come dolcificanti. Dal punto di vista chimico e metabolico, questi ingredienti sono zuccheri a tutti gli effetti. I succhi e i concentrati di frutta contengono essenzialmente gli stessi zuccheri semplici della frutta – fruttosio, glucosio, saccarosio – ma in forma più concentrata e vengono classificati come “zuccheri liberi” dalle linee guida di L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda quando aggiunti agli alimenti.

Il nostro organismo non distingue tra il fruttosio proveniente da una mela fresca, quello concentrato in un succo ridotto o il saccarosio bianco: tutti vengono processati allo stesso modo e contribuiscono all’apporto calorico e glicemico. Dal punto di vista biochimico, fruttosio e glucosio provenienti da zuccheri aggiunti o intrinseci seguono le stesse vie metaboliche. Ciò che cambia è solo la matrice alimentare, come la presenza di fibra o il volume dell’alimento, che può modulare la velocità di assorbimento.

Questa strategia permette ai produttori di evitare la dicitura “zucchero” nell’elenco degli ingredienti, sostituendola con termini che suonano più salutari e naturali. Il consumatore che cerca di limitare l’assunzione di zuccheri per motivi di salute o di peso si ritrova così a consumare quantità significative di dolcificanti senza rendersene conto, vanificando completamente i propri obiettivi nutrizionali.

Come leggere realmente l’etichetta nutrizionale

Per non farsi ingannare, è fondamentale andare oltre i claim pubblicitari e concentrarsi sulla tabella nutrizionale. La voce da controllare con attenzione è “carboidrati di cui zuccheri”, espressa in grammi per 100 grammi di prodotto. Secondo il Regolamento UE 1169/2011 sull’informazione ai consumatori, questo valore indica tutti i monosaccaridi e disaccaridi presenti nell’alimento, indipendentemente dalla fonte.

Una marmellata tradizionale presenta tipicamente valori tra i 45 e i 60 grammi di zuccheri per 100 grammi. Se un prodotto “senza zuccheri aggiunti” si attesta su valori simili o addirittura superiori, significa che l’assenza di saccarosio non comporta alcun vantaggio concreto in termini di riduzione dell’apporto zuccherino. L’effetto metabolico dipende dal quantitativo complessivo di zuccheri, non dal solo fatto che sia o meno aggiunto saccarosio da tavola.

Parametri da verificare attentamente

  • Controllare sempre la quantità di zuccheri totali per 100g nella tabella nutrizionale
  • Verificare la presenza di succhi concentrati nell’elenco ingredienti: compaiono spesso tra i primi posti
  • Confrontare il contenuto zuccherino con prodotti tradizionali dello stesso tipo
  • Controllare la percentuale di frutta dichiarata, dato obbligatorio per confetture e marmellate che fornisce un’indicazione più precisa del contenuto reale

Le confetture extra: un’alternativa concreta

Esiste una categoria merceologica che offre garanzie maggiori: le confetture extra. Per definizione normativa stabilita dalla Direttiva 2001/113/CE, devono contenere una quantità minima più elevata di frutta rispetto alle confetture standard, in genere almeno 45 grammi di polpa o purea di frutta per 100 grammi di prodotto finito, con requisiti specifici per alcune tipologie di frutta.

Questa percentuale elevata comporta automaticamente un minor contenuto relativo di dolcificanti, anche se questi sono comunque presenti. Le analisi comparative di etichette mostrano che le confetture extra tendono ad avere più frutta e spesso una proporzione leggermente più bassa di zuccheri aggiunti rispetto alle versioni standard, pur mantenendo comunque un elevato contenuto di zuccheri totali.

Leggere attentamente la percentuale di frutta dichiarata in etichetta è un metodo più affidabile rispetto a fidarsi di slogan commerciali. L’indicazione “frutta utilizzata: X grammi per 100 grammi di prodotto” è obbligatoria e rappresenta un dato normato, a differenza di claim pubblicitari generici. Un prodotto che dichiara l’80% di frutta avrà necessariamente meno spazio per zuccheri o dolcificanti aggiunti, a prescindere dalla loro natura.

L’impatto sulla salute e sulle scelte alimentari

Questa confusione terminologica non è un dettaglio trascurabile. Chi soffre di diabete, chi segue diete ipocaloriche o chi semplicemente cerca di ridurre il consumo di zuccheri per migliorare la propria salute si ritrova a compiere scelte sbagliate, vanificando gli sforzi e potenzialmente aggravando situazioni metaboliche delicate. La gestione dell’apporto di zuccheri è cruciale nel diabete e nelle sindromi metaboliche, e le linee guida internazionali raccomandano di limitare soprattutto gli zuccheri liberi e gli alimenti ad alta densità zuccherina.

Una porzione abbondante di marmellata “senza zuccheri aggiunti” può facilmente fornire 20-25 grammi di zuccheri: un prodotto con 50 grammi di zuccheri per 100 grammi fornisce 15 grammi di zuccheri in una porzione da 30 grammi e 25 grammi in una porzione abbondante da 50 grammi, quantità vicine o superiori alla metà del limite giornaliero raccomandato per un adulto con fabbisogno di 2000 calorie.

Strategie per un acquisto consapevole

La migliore difesa contro questi claim ambigui è l’informazione. Dedicare qualche minuto in più alla lettura delle etichette diventa un investimento prezioso per la nostra salute. Le ricerche dimostrano che le persone che leggono regolarmente le etichette tendono ad avere un consumo inferiore di zuccheri aggiunti e un profilo dietetico più favorevole. Confrontare diversi prodotti non solo in base alle promesse sulla confezione ma verificando i dati nutrizionali concreti permette di fare scelte realmente consapevoli.

Un’alternativa interessante per chi vuole controllare completamente gli ingredienti è preparare confetture casalinghe, utilizzando frutta fresca e dosando personalmente eventuali dolcificanti. Questo approccio richiede tempo ma garantisce trasparenza totale e permette di personalizzare consistenza e dolcezza secondo le preferenze individuali. Le preparazioni domestiche consentono di modulare il rapporto frutta-zucchero e, se si accettano tempi di conservazione più brevi o si utilizzano tecniche alternative come il congelamento o la refrigerazione, è possibile ridurre significativamente il contenuto di zuccheri.

Per chi preferisce l’acquisto già pronto, orientarsi verso prodotti che dichiarano chiaramente la percentuale di frutta e che presentano valori di zuccheri totali significativamente inferiori alla media rappresenta la scelta più razionale. Sviluppare un approccio critico verso il marketing alimentare e acquisire quella che gli esperti chiamano “alfabetizzazione alimentare” sono competenze essenziali per tutelare la propria salute attraverso scelte nutrizionali consapevoli.

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